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La tela del ragno

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La guerra contro Assad sembra per ora scongiurata. Saranno state le tantissime preghiere levatesi al cielo dai fedeli di tutte le Chiese, saranno state le trattative sotterranee della diplomazia che non si sono mai interrotte, sta di fatto che almeno per ora tutte le parti in causa sembrano disponibili a far prevalere il dialogo rispetto alla voce dei cannoni. Meglio così, speriamo che si arrivi presto ad una soluzione ragionevole, rispettosa di tutte le parti in causa e sopratutto dei milioni di profughi che stanno abbandonando la Siria per sfuggire ad una guerra senza senso.

Il conflitto siriano infatti sembra essersi trasformato: se al principio veniva visto dall'opinione pubblica occidentale come un naturale proseguimento delle primavere arabe che hanno infiammato più o meno tutti i Paesi che si affacciano sulla sponda Sud del Mediterraneo, oggi forse si incomincia a comprendere che i ribelli non rappresentano gli strati più illuminati della popolazione, desiderosi di acquisire maggiori spazi di libertà, ma al contrario sono costituiti, nella maggior parte dei casi, da bande più o meno organizzate, più o meno criminali, composte anche da mercenari che provengono dall’estero, che imperversano sul territorio non più interamente controllato dall'esercito regolare e che hanno come riferimento la Jihad islamica.

Da questo punto di vista diventano quindi determinanti gli aiuti che le Potenze occidentali forniscono ai ribelli. C'è il rischio di andare a sostenere gruppi che, una volta abbattuto il regime di Assad, prendano il potere in Siria e si trasformino a loro volta in nemici dell'Occidente. Non sarebbe la prima volta che ciò accade, la lezione afghana con il sostegno fornito ai talebani contro l'occupazione sovietica degli anni Ottanta dovrebbe ricordare qualcosa a molti Governi occidentali.

Se i segnali di pace in Siria sono di buon auspicio, viceversa nel nostro Paese la situazione politica non sembra migliorata nelle ultime settimane.

La conflittualità tra i due poli, costretti a convivere sotto lo stesso tetto dalle circostanze negative in cui continua a versare la nostra economia, rimane altissima. La situazione personale del Signor Berlusconi in questi ultimi due mesi non smette di condizionare quotidianamente e pesantemente le sorti del governo Letta.

Anche l'ultimo video messaggio televisivo di Berlusconi trasmesso ieri, più per convincere se stesso e il suo gruppo di sostenitori sulla bontà delle posizioni prese che per altro, lascia le parti su sponde diametralmente opposte e rigorosamente parallele, senza possibilità di intravedere un punto d'incontro.

E pensare che Berlusconi aveva avuto la possibilità di compiere un gesto che l'avrebbe automaticamente posto su un piedistallo mediatico senza precedenti, il gesto delle dimissioni volontarie dalla carica di Senatore, subito dopo la lettura della sentenza di condanna definitiva.

Un tale gesto, che sarebbe stato riconosciuto da tutte le parti politiche come un atto di generosità estrema compiuto da un uomo che si considera da venti anni vittima di una giustizia ingiusta, avrebbe liberato le forze politiche e il Governo da mesi di fibrillazioni e difficoltà quotidiane e contribuito a mantenere un clima politico più disteso e collaborativo. Ma tant’è.

La situazione ora appare veramente tesa e quasi impossibile da sanare senza il ricorso alle urne, ricorso che provocherebbe dei passi indietro enormi dal punto di vista della credibilità del nostro Paese nei confronti dell'Europa per non parlare delle ricadute negative sulla nostra ancora flebile ripresa economica che verrebbe azzerata.

Mai come in queste ore, la vita del Governo Letta appare appesa ad una tela di ragno, speriamo che nessuna mosca, proveniente da destra o da sinistra ci si appoggi sopra, il peso potrebbe esserle fatale…

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